Sabato 30 Aprile, alle ore 21, aprirò il raduno Rock durante la manifestazione "Aspettando il 1° Maggio" che si terrà in Piazza del Popolo a Floridia (SR). Ecco le altre bands presenti all'evento: 6L6 (Hard Rock from Catania), Lost In My Tears (Gothic Metal from Floridia), The Code (Rockabilly from Floridia). Avete presente quel gioco della “Settimana Enigmistica”? Ma sì, quello in cui il solutore deve unire i puntini numerati per ricavarne, alla fine, una figura? Ebbene, “Just for You, Not for All”, prima prova del misterioso William Wilson, fa pensare proprio a quel trastullo da ombrellone agostano. Solo che qui i riferimenti non sono cifre e segni grafici ma nomi, versi e note. Edgar Allan Poe, Gregory Corso, Boris Vian, Tim Buckley e Piano Magic rappresentano, infatti, i paletti che circoscrivono il microcosmo sonoro del songwriter siracusano. Che poi, come sempre accade in questi casi, tanto chiuso non è: la varietà di spunti e la bizzarria di certi accostamenti, infatti, aprono tutto un mondo di suggestioni impensate, scatenando associazioni d’idee e d’immagini, stimolando la memoria, la fantasia, allenando i timpani a cogliere ogni minima sfumatura e il cervello a ricollegarla a qualcos’altro, in un gioco di semiosi illimitata. “Just for You, Not for All”, recita il titolo del disco, “solo per te, non per tutti”, e sembra quasi un’esclusiva. E un po’ è vero, in effetti. Perché sebbene, come tutti i dischi, anche questo sia un prodotto in serie, è altrettanto vero che l’ascolto, più che in altri casi, si configura come un’esperienza personale, intima. Sarà per gli arrangiamenti minimali, improntati ad un mix di chitarre acustiche, voci, piano e tastiere, o per la disperata veemenza delle vocals, fatto sta che l’LP suona come un sincero tentativo di instaurare un dialogo diretto tra autore e fruitore. Nonostante il piglio oscuro e solenne, infatti, queste dieci vignette folk in bilico fra tradizione (gli chansonnier, la psichedelia sixties) e modernità (il grunge) brillano di una disarmante sincerità. L’approccio letterato (i testi, fatta eccezione per due inediti e due cover, sono usciti dalla penna di Corso e Vian) in questo caso non si configura come sterile esercizio intellettuale, ma costituisce piuttosto un medium, uno strumento attraverso il quale Wilson (a proposito, il nome deriva dal protagonista di una celebre novella di Poe) mette a nudo i propri tormenti, le proprie angosce. Ecco, allora, che il procedimento citazionista viene svincolato da logiche meramente estetiche per farsi portavoce di tormenti esistenziali profondi. Non c’è davvero nulla fuori posto in questo lavoro del siciliano. La maturità e la padronanza nella scrittura sono tali per cui tutto il campionario d’influenze stilistico-poetiche viene ad essere amalgamato alla perfezione. Poco importa che si salti dalle cadenze blues di The Wreck of the Nordling alla sconsolata decadenza di J´Aimerais/Tout à été Dit Cent Fois, dalle ossessioni metronomiche della darkeggiante Je Veux Une Vie En Forme D’Arete allo strumming frizzante di Pourquoi Que Je Vis, dal salmo solenne di Y a Du Soleil Dans La Rue alla più leggera Red Iron Man (uno degli inediti, assieme a Wonderful Nightmare): l’insieme non suona mai schizofrenico, incoerente. Le parole non si limitano semplicemente ad incastrarsi con le frasi musicali, ma interagiscono con esse, caricandosi di nuance di significato inedite, di aromi nuovi. Ed anche quando arrivano le cover il risultato è notevole: Incurable di Glen Johnson si trasforma in un lamento straziante, mentre Song to the Siren di Buckley viene trasfigurata in una specie di maestosa invocazione, dimostrando come Wilson non tema il confronto neppure con un gigante come l’americano. In definitiva, “Just for You, Not for All” è un album assolutamente sorprendente, che getta una luce su un talento prezioso del panorama musicale nostrano. - Marco Loprete - 7,5/10 |
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Febbraio 2017
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