A dispetto del nome, Wilson è italiano, per la precisione siciliano, cresciuto a pane e beat generation. Il giovane cantautore dimostra subito di avere molte carte da giocare in questa manciata di brani, tra i quail solo un paio sono totalmente frutto della mente dell’artista sicialiano. Le altre otto tracce, infatti, sono o rielaborazioni di poesie di Gregory Corso e di Boris Vian o cover di Tim Buckley e Piano Magic. L’atteggiamento di Wilson è da cantautore navigato, armato di sola chitarra acustica e di tanto in tanto accompagnato da un piano o da un basso riesce a dare delle letture molto personali, intime, esistenzialiste ed appassionate dei brani altrui. In tutto il disco traspare una grande malinconia, la stessa che pervadeva i lavori di artisti riconducibili a lui, vale a dire Nick Drake e lo stesso Tim Buckley. - Vittorio Lannutti - 3,5/5 Quindici dischi e non sentirne il peso. Detentore di una vocalità impressionista e del sacro fuoco del folk d’autore, quello che non fa cascare le palle per terra, insomma, per Just For You Not For All William Wilson (pseudonimo poesco per un trentenne siracusano) era partito con l’intenzione di fare il classico disco unplugged. L’intesa nata con Giuseppe Forte (alle tastiere, chitarre e missaggio) e Francesco Inturrisi (al basso) ha fatto sì che, escluse comunque le chitarre elettriche, gli altri strumenti dessero forma differente e compiuta alle ombrose intimità intermittenti di ogni pezzo del disco. Comprese le reinterpretazioni di “Song To The Siren”, sopra la media, e la meravigliosa rilettura di “Incurable” dei Piano Magic. È evidente poi, anche nel resto dei pezzi, l’essenza dark/psych che innerva ogni strofa e ritornello, per quanto siano componenti che ritagliano le sfumature di quello che folk è e folk rimane. Tra acre ironia, spezie mediterranee e uso di lingue differenti poi, l’apparto testuale del disco rivitalizza i temi del jazzista e poeta Boris Vian ispirando quattro canzoni, "Y A Du Soleil Dans La Rue", "Pourquoi Que Je Vis", “J'Aimerais/Tout à été Dit Cent Fois” e “Je Veux Une Vie En Forme D'Arete", mentre in “The Wreck Of The Nordling” e “Song”, viene musicata l’arte poetica di Gregory Corso. Il resto è tutto di William, un Wilson molto ispirato e che meriterebbe più attenzione. Mezza stella in più. - Giampaolo Cristofaro - 3,5/5 Il Folk di William Wilson |
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Febbraio 2017
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