William V. Wilson
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Intervista su "La Sicilia" - 20 Ottobre 2016

20/10/2016

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"Whispers: A Scar is Born" su Distorsioni

19/10/2016

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William Wilson
è un musicista di stanza a Siracusa che prende il nome dal protagonista di un racconto di Edgar Allan Poe il cui nucleo narrativo è incentrato sull’inganno del doppio, di come conviva in ogni individuo un dualismo controllato dalla parte razionale dell’inconscio, pronto a rilasciare una oscura forza autolesionistica.
Dopo la pubblicazione dell’album autoprodotto “Just For You, Not For All” e dell’EP “Summer Holidays & Folk Routine”, uscito l’anno successivo, oltre alla partecipazione alla O.S.T. del cortometraggio “17:34”, Wilson dà alle stampe per i tipi della label indipendente Seahorse Recordings “Whispers: A Scar Is Born”. L’album si compone di nove brani crepuscolari in cui prevale l’elemento dell’essenzialità valorizzato dalla centralità della chitarra acustica di Wilson, nonostante la presenza di arrangiamenti che si avvalgono di un’elettronica mai invasiva e sempre funzionale ad assecondare il percorso emotivo di una scrittura solida.

L’opener Whispers è uno dei pezzi forti della tracklist, con la sua drammaticità quasi bowieana, così come la successiva Omid alle cui suggestioni ed al cui incedere umbratile ci si abbandona volentieri. Con Solitude Glass ci si immerge in nebbie che lasciano addosso l’odore della malinconia, le chitarre intrecciano arpeggi che si incastrano alla perfezione nella struttura ritmica costruita da Marco Caruso, Mauro Felice e dai pattern di Peppe Forte. The Other One è uno dei pezzi più riusciti dell’album, con il suo delicato languore electro pop e la sua struggente coda strumentale, mentre il cuore elettrico di Raw Suns & Grim Moons è oltremodo pulsante di vita. Dopo la quiete rassicurante di Lost Love, sostenuta solo dalla chitarra acustica di Wilson e dai rintocchi del Fender Rhodes di Peppe Forte, si arriva al decadentismo di You & Me, brano che esplode come fosse un fuoco fatuo in un cielo nero.
In chiusura l’eponima A Scar Is Born, dove la voce di Wilson diventa ieratica, quasi arrivasse da un’altra dimensione, e si fa spazio attraverso il rumore di fondo di un vinile usurato dai cui solchi si liberano scie luminescenti di suoni eterei. “Whispers: A Scar Is Born” è un’ottima prova per maturità ed ispirazione, sintetizzata nell’artwork di copertina a cura di Giuppy Uccello: una linea ferrata che attraversa, anziché la terra, il mare, come a volere rimarcare l’eterna divisione di un’anima tutta da ricomporre.

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"Whispers: A Scar is Born" su UnPure 

18/10/2016

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Se avete voglia di rilassarvi durante una giornata di pioggia, oppure di affrontare un viaggio in macchina con le nuvole che riempiono di grigio il cielo, avvolti dalla spensieratezza, Whispers: A Scar Is Born di William Wilson è l’album adatto da ascoltare.

Con la traccia d’apertura, Whispers, possiamo già intuire le sonorità cupe e melanconiche che caratterizzano questo lavoro. L’arpeggio di chitarra che accompagna un testo struggente: “I whisper all the time, my fear it kills my mind, I’m asking why I cry”.
Il brano si conclude con una frase ripetuta più volte, che da’ appunto quella sensazione di finire intrappolato nei propri pensieri, senza un’apparente via d’uscita..”My thoughts, they twist deep inside”.
The Other One sottolinea invece molto di più un’analisi introspettiva dell’autore, parlando di un “gioco solitario” con la sua mente, con il suo cervello, manifestando la volontà di smettere con il passato, perchè sa che potrebbe fallire ancora una volta. “Lost Love” invece parla di un amore perso, probabilmente finito, come se la sua “lei” fosse deceduta.
La frase “Now she’s only skin and bones” ne è la prova. Wilson conclude appunto il brano facendo riferimento ad un ultimo bacio, per un triste addio, il tutto accompagnato da un arpeggio di chitarra che rimanda ad una situazione che provoca tormento e angoscia.
A chiudere questo lavoro è il brano “A Scar Is Born”. Subito si può riuscire a cogliere un fuoco che arde, insieme ad un amalgamarsi di chitarre dal suono struggente e da un basso quasi martellante e monotono. Il testo intenso e doloroso completa l’opera.

In conclusione, un album dalle sonorità molto “darkwave” che vede William Wilson, a mio parere, come uno Schopenauer della musica, il cantautore di Scicli da’ infatti sfogo alla sua vena pessimistica.

Whispers: A Scar Is Born è comunque un lavoro che merita l’ascolto, perchè al di là dell’atmosfera cupa (che può piacere o non piacere), contiene degli arrangiamenti niente male. Unpure approva!

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"Whispers: A Scar is Born" - Nel Muschio Webzine

6/10/2016

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William V. Wilson cantautore siracusano di stampo anglosassone pubblica per Seahorse Recordings “Whispers: A scar is born”, un LP dal gusto unico ed irripetibile, infatti, durante l’ascolto dell’album si può ben ascoltare come il cantautore siracusano abbia dato un’indiscussa prova di maturità di suoni, tecnica e sperimentazione.

La prima traccia “Whispers” c’introduce nel mondo raffinato ed oscuro di Wilson per poi continuare con il psichedelico arpeggio di “Omid” che sfocia in una ballad che conquista e non lascia dubbio nelle orecchie dell’ascoltatore, infatti, già dalla seconda traccia si può capire la levatura artistica del progetto.
“The solitude glass” continua a rapire segnando così una tripletta che pochi potrebbero incastonare, arpeggi classici e frasi ripetute come mantra in loop. “The Other One” già conosciuta ai molti come “A Lonely Game” ripercorre la prima citata canzone in una chiave più elettronica senza però snaturarne il senso.
“The Same Fucking Shit” è un concentrato di disillusione e caratteristico è l’arrangiamento del brano caotico e pieno di profonda incazzatura verso ciò che magari potrebbe essere la vita di un’artista sincero in questo paese.
L’ album prosegue con “Raw suns & grin moons” per noi, la migliore traccia dell’album infonde alla perfezione il senso di ciò che è la musica di William Wilson, una traccia da scoprire e non lasciare andare troppo facilmente nel dimenticatoio.
“Lost Love”, “You in me”, “A Scar is born” rappresentano la coda finale dolcemente amara di questo album, tre ballad di cui una prettamente oscura che bilancia la dolcezza e la profondità delle tracce precedente.

In conclusione, l’album di William Wilson rappresenta un ottimo punto d’arrivo ed uno straordinario punto di partenza, saremo felici di ascoltare sicuramente altro dal cantautore siracusano!
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