Quindici dischi e non sentirne il peso. Detentore di una vocalità impressionista e del sacro fuoco del folk d’autore, quello che non fa cascare le palle per terra, insomma, per Just For You Not For All William Wilson (pseudonimo poesco per un trentenne siracusano) era partito con l’intenzione di fare il classico disco unplugged. L’intesa nata con Giuseppe Forte (alle tastiere, chitarre e missaggio) e Francesco Inturrisi (al basso) ha fatto sì che, escluse comunque le chitarre elettriche, gli altri strumenti dessero forma differente e compiuta alle ombrose intimità intermittenti di ogni pezzo del disco. Comprese le reinterpretazioni di “Song To The Siren”, sopra la media, e la meravigliosa rilettura di “Incurable” dei Piano Magic. È evidente poi, anche nel resto dei pezzi, l’essenza dark/psych che innerva ogni strofa e ritornello, per quanto siano componenti che ritagliano le sfumature di quello che folk è e folk rimane. Tra acre ironia, spezie mediterranee e uso di lingue differenti poi, l’apparto testuale del disco rivitalizza i temi del jazzista e poeta Boris Vian ispirando quattro canzoni, "Y A Du Soleil Dans La Rue", "Pourquoi Que Je Vis", “J'Aimerais/Tout à été Dit Cent Fois” e “Je Veux Une Vie En Forme D'Arete", mentre in “The Wreck Of The Nordling” e “Song”, viene musicata l’arte poetica di Gregory Corso. Il resto è tutto di William, un Wilson molto ispirato e che meriterebbe più attenzione. Mezza stella in più. - Giampaolo Cristofaro - 3,5/5 |
News
Tutto
Archives
Febbraio 2017
|