_ William Wilson è un cantautore siciliano al suo secondo lavoro. Il kit di pezzi che ci presenta sono di matrice electro rock e folk; gli arrangiamenti sono interessanti e si avvalgono di tutte le finezze del software recording più recente. Sette tracce eterogenee piacevoli e di varia fattura strumentale. "Vita Ludus Est, il brano di apertura, è un invito a lasciarci andare: "Let's Help The Pain" purché succeda qualcosa. Il brano passa attraverso varia mutazioni, si imbroglia tra generi e sonorità diverse, ma rimane sempre il telaio iniziale con quel riff che testardo ti entra nelle orecchie, sfasato un po’ saturato di armoniche sporche, poi seguono disarmonie colossali, allarmanti sovrapposizioni radiofoniche, il tutto per lanciare segnali di vita e di paura. Tutto fa gioco e divertimento come recita il titolo. In "By Night (September Sky)" un pianoforte stende colori di note su superfici che poi vengono levigate con armonie cesellate, sonorità che rimandano ad un sinfonismo artico, quello dei fiordi e dei registri caldi di archi che si interrompono su un dissolvendo che allude ad una prosecuzione. "Phantasmagoria In Two" è una cover di Tim Buckley, non vuole essere imitativo delle doti canore di Tim, d’altra parte non c’è misura che possa definire la distanza che il grande cantautore statunitense stabilisce tra i comuni mortali per marcare la sua inimitabilità. Wilson tuttavia sa usare i giusti solventi e le necessarie alchimie per riattualizzare il brano di Tim. Immaginiamo che Wilson non abbia i problemi di barré che il grande cantautore tendeva a risolvere con accordature aperte. Ne viene fuori una buona cover, con una strumming stoppato con precisione nell’incipit, un basso che detta i passi dell’armonia senza cercare complicazioni, poi il pezzo danza da solo su robusti pad di violini ben concepiti e dinamicizzati in sede di mastering. Notiamo una ricerca di epicità, di un enorme che esce tutto dal cuore di Wilson,che questo pezzo ama veramente, e lo si nota dall’ intonazione vocale a volte querula, come se volesse chiedere qualcosa. Piange in un sottofondo che non vedi, e le chitarre alla fine stanno a guardare quella voce che si dissolve. I "Like Fasolino" (The Pepi Band) ha forti matrici folk specialmente nelle parti conclusive del testo: "A Psychophisic Sensation... But I Didn't Know... It Was Really Him...It Was he Down... Like Rain Shouted Down...Like Rain Shouted Down... Like Rain". Le psicofisiche sensazioni ce le portiamo dentro anche se cerchiamo di invertire la marcia e prendere un contromano per sfuggire agli sbarramenti dell’esistenza, su quel pulviscolo di abitudine su cui poggia la nostra normalità non ci vogliamo più stare e allora preferiamo cadere e rialzarci con nuove energie. "A Song For Allan" l’ultimo brano della raccolta è costruito su una batteria nevrotica che scandisce sequenze confuse di bit ma non mira al sincopato, è uno in battere perché la ritmica deve essere tutta in battere al servizio del testo che invece viaggia su una coltre di volubilità e di attesa, in quel "But You Deserve Another Chance" c’è un aspettativa di chi vuole rientrare, accettato per quello che è e ricomporre i tasselli di un amicizia, di un rapporto, di un’ illusione, chissà… - Jango - 8/10 Leave a Reply. |
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Febbraio 2017
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