Ecco uno di quei cantautori musicisti che portano in dote una tara di bravura indicibile, ma che purtroppo la dissipano in congetture e sinfonismi che – nonostante la quasi perfetta sincronizzazione uditiva – rimane attaccata alla memoria giusto il tempo di un giro di stereo; non per un fattore di stanca, affatto, ma solamente e perniciosamente per un fattore di troppa roba messa ad asciugare tra le note e i dilemmi di personaggi che in questo “Just For You Not For All” vanno e vengono come in una chiamata spiritica d’altri tempi. William Wilson, a dispetto del nome artista siculo della bella Scicli, intreccia, lega, ricama tra le spennate acustiche di chitarra i cannelli poetici di Boris Vian, le utopie della realtà di Gregory Corso e delle sue atropiniche visioni seventies in un’estensione innata di sensazioni e celebrazioni che danno una musicalità circoscritta, d’autoincensamento che fanno rimpiangere più le rimembranze che valorizzare al meglio, al netto l’artista stesso che le suona e le canta nell’odierno. L’esperimento sottotono della rilettura del diamante dei Piano Magic “Incurable” naufraga nel mare dell’anonimato mentre nel pugno di scrittura personale di “Red Iron Man” le quotazioni salgono all’infinito per ricadere dopo pochi minuti in un ascolto atmosferico piatto e senza altre punte d’orgoglio piccanti; si ha la netta sensazione di un disco conosciuto da sempre, mentre si scopre un giovane artista che se uscisse dal bozzolo convenzionale, potrebbe instaurare una cronaca cantautoriale con i testicoli quadrati. I piccoli dischi memorabili son ben altra cosa, ma Mister Wilson può stregare se ci si mette di punta, l’importante è aprire e ascoltare se stessi invece che andare a pescare pesci dalle acque melmose del passato. Ricordate: acqua passata non macina più! Artisti simili: Drake caffeinico, Buckley su di giri ed un ottimismo sbiancato. 5 Stelle. - Max Sannella - Leave a Reply. |
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Febbraio 2017
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