Anima cantautorale quella di William Wilson, pseudonimo preso a prestito da Edgar Allan Poe : 10 brani delicati, malinconici (se si esclude la parentesi spensierata di “Pourquoi Que Je Vis”), tappeti musicali acustici e minimali su cui adagiare testi perlopiù presi a prestito (ben 6 brani sono adattamenti di poesie di Boris Vian e Gregory Corso). Aggiungendo al lotto due cover (“Incurable” dei Piano Magic e “Song To The Siren” di Tim Buckley, riletta curiosamente in tempi recenti anche da John Frusciante) la farina del proprio sacco rimane poca, e non molto stimolante: il disco scorre senza sussulti fra una canzone e l'altra, con arrangiamenti poco incisivi se si escludono “Je Veux Une Vie En Forme D'Arete” (comunque troppo breve per guadagnare intensità emotiva) e la conclusiva “J'Aimerais/Tout A Etè Dit Cent Fois”, molto vicina al Lanegan solista di qualche anno fa. Aggiungendo che “Wonderful Nightmare” e “Red Iron Man”, i due brani interamente suoi, non riescono a brillare, una valutazione negativa di questo lavoro è inevitabile. - Stefano Ficagna - Leave a Reply. |
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Febbraio 2017
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