William V. Wilson
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Mescalina - Recensione "Just For You, Not For All"

25/3/2011

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Anche se il nome lo lascerebbe presupporre, William Wilson non è un song-writer folk americano. Del songwriting americano, Wilson, from Floridia (Siracusa), possiede lo stile, il carattere e il sound, ma l’animo, quello è tipicamente italiano. Dopo un passato contaminato da diversi generi che vanno dal rock dei Noise Back al black-metal dei Dark Opera, passando per lo ska-punk dei Beetle Juice e il punk-rock dei Guttalax Pie, il musicista siciliano decide di fare le cose in proprio realizzando il disco solista Just for you not for all.
Con questo esordio, il song-writer siracusano intraprende, quindi, un nuovo percorso artistico, un cammino musicale che partendo da una chiara matrice folk, memore in alcune evoluzioni melodiche del compianto
Elliott Smith, percorre sentieri melodici che trovano la giusta trasposizione attraverso impronte dark e tinte minimalmente psichedeliche. Just for younot for all è un album intimo e personale, concepito inizialmente come interamente acustico, ha subito in fase di realizzazione una variazione di registro dovuto all’innesto di Giuseppe Forte (tastiere e chitarre) e Francesco Inturrisi (basso), che ne hannosemi-elettrificato le melodie. Alternandosi fra cantato in inglese e francese, William Wilson realizza con estro dieci brani che affrontano temi sulla vita reale, vissuta esofferta, vista soprattutto attraverso gli occhi di due grandi nomi dellaletteratura mondiale: da una parte il poeta e jazzista francese Boris Vian, dal quale il song-writer siculo attinge ispirazione nella stesura dei brani Je Veux Une Vie En Forme D´Arete, Y A Du Soleil Dans La Rue, Pourquoi Que Je Vis e J´Aimerais/Tout àété Dit Cent Fois; dall’altra il poeta beat Gregory Corso, dal quale prende in prestito la poesia The wreck of the Nordling e la filastrocca Song, musicandole. Wilson però non si ferma qui e nell’arco di una manciata di canzoni trova anche il modo difare le sue personali dediche: Song ofThe Sirendi Tim Buckley e Incurable, rivisitata in chiave acustica, dei Piano Magic. Interamente frutto del suo estro creativo troviamo l’ironica Red iron man e la psichedelica Wonderful nightmare, esemplari dimostrazioni di un songwriting semplice e minimale ma allo stesso tempo coinvolgente. Un disco d’ascoltare con attenzione, per un esordio solista che lascia ben sperare.

- Alfonso Fanizza -


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