William V. Wilson
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MusicZoom - Recensione "Summer Holidays & Folk Routine" (EP, 2011)

17/1/2012

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Nell’ondata indie-folk che sta investendo il recente panorama musicale anche il nostro paese non sta li a guardare, tanti preferiscono impugnare una chitarra acustica piuttosto che una stratocaster distorta. C’è chi cerca di dare una vena sperimentale ad un genere puramente acustico, chi invece marca di più l’aspetto “popular”, è palese che Bob Dylan nel 1965 a Newport ha voluto chiudere un capitolo della musica folkoristica. Per definizione il folk è un genere che rimane fedele alla terra e alla cultura di appartenenza e il siracusano William Wilson reinterpreta questo genere con arrangiamenti molto pop. Anche se il nome è ispirato dall’omonimo romanzo di Edgar Allan Poe, in cui il protagonista, William Wilson in persona, di indole machiavellica fa fuori il William Wilson buono (magari per qualche complesso di bla bla bla), il cantante autore di Summer Holiday & Folk Routine sente la necessità di rendere omaggio alla sua terra per mano di una band di compaesani The Pepi Band realizzando una cover di "I like Fasolino."

Ripercorrendo a grandi linee l’intera esperienza di William Wilson riusciamo sommariamente a ricostruire la biografia del disco. Nel 2000 fa parte dei Noise(‘s)Back con i quali partecipa a varie selezioni per band emergenti, fanno prevalentemente punk (ecco qui il primo indizio per la traccia di apertura, Vita ludus est dove si sentiranno per la prima e ultima volta nel disco chitarre alla shoegaze).  Il 2010 invece regala il disco d’esordio come William Wilson dove i toni sono stemperati rispetto al passato, disco puramente acustico alla Tim Buckley (secondo indizio, la traccia numero 5 del disco è proprio la cover Phantasmagoria in two  di Tim Buckley). Le restanti traccie sono una collaborazione con Valerio Zappulla (co-autore) che arricchisce gli arrangiamenti, oltre che con i canonici strumenti quali batteria e basso, con piano, mellotron e archi. L’ultima traccia A song for Allan è un vero e proprio “colpo di matto” che spezza la cordialità dell’album, qui di acustico non c’è nulla, un pezzo pieno zeppo di beats alla drum ‘n’ bass scuola Radiohead, magari sarebbe stata una scelta più consona metterla come ghost track piuttosto che come traccia di chiusura. Ultima cosa, per essere pignoli. data la durata (poco più di 20 minuti) e la quantità di tracce (7) è più un mini album. Troppo poco per essere giudicato.
Della serie …TO BE CONTINUED!


- Flavio Minelli -

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