Scicli è un comune in provincia di Ragusa, famoso per l’architettura di vari stili che vi si può trovare, ma non certo per la musica. William Wilson, cantautore già attivo in vari altri progetti nell’isola meridionale, prova a cambiare le cose autoproducendosi un disco che tenta di dimostrare come anche qui si componga della bella musica. Ci sarà riuscito? La verità è che risulta molto difficile dare un giudizio organico di questo lavoro: Just For You Not For All sembra quasi una dichiarazione d’intenti, più che un titolo di disco, riferendosi praticamente al pubblico a cui è diretto l’album, che infatti non è “per tutti”, ma richiede una certa conoscenza per poterlo capire ed approfondire. Di per sé, niente di complesso: in realtà la virtù principale del disco è l’essere particolarmente minimale, privo di fronzoli, relativamente semplice. E farlo in maniera troppo palese come qui avviene è forse un modo per nascondere carenze a livello tecnico e compositivo che in diversi frangenti del disco si possono riscontrare (alcuni passaggi in “Red Iron Man” in particolare, nonostante sia uno degli episodi oggettivamente più riusciti). Ma non si giudica un’opera musicale solo in virtù di queste caratteristiche. Wilson (che tra l’altro è il nome di un personaggio di Edgar Allan Poe), mette in fila una serie di malinconicissime ballad le cui sfumature sempre molto delicate e soffici ricordano la buona stella di Jeff Buckley, da cui rubano anche alcune nuances decadenti, supportate anche dall’utilizzo della lingua francese, per esempio nel musicare Boris Vian. Altri riferimenti ai quali Wilson si è appoggiato sono quelli di Gregory Corso, e dei Piano Magic, di cui realizza una cover di “Incurable”, quest’ultima in realtà presuntuosa presa di posizione che risulta molto carina e funzionale al resto del disco nella sua veste acustica. La cantautorale italiana negli ultimi anni ha subito un’impennata incredibile, con il protagonismo delle liriche e degli arrangiamenti sperimentali (o classicheggianti) di alcuni nomi, che non andremo a ripetere. William Wilson tenta di coniare letteratura già scritta a concezioni di questo tipo, non riuscendo nell’intento di risultare efficace oppure importante. Si possono apprezzare le poesie di Vian rimaneggiate, così come l’eccesso di autoreferenzialità che sfugge da ogni canzone, nonostante siano solo due quelle che l’artista firma con la sua penna, e forse anche le intenzioni di dare una patina di fioca torbidità al disco lo riesce a sollevare dal baratro. In sintesi, questo è un album che comunque potrà piacere a chi ascolta musica di questo tipo, ma che non aggiunge niente ad un panorama che ha già giocato le sue (ultime) carte in questi due o tre anni. La provvidenziale banalità degli arrangiamenti fa il resto, e lungi da noi criticare oltre il lavoro di un musicista di tutto rispetto lasciamo l’onore di concludere la recensione ad un augurio di vedere, in futuro, più elaborazione personale da parte di un cantautore che ha senz’altro capacità immensamente più grandi di quelle rivelate da Just For You, Not For All. - Brizz 89 - Leave a Reply. |
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Febbraio 2017
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