William V. Wilson
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"Whispers: A Scar is Born" su "Più o meno Pop"

16/11/2016

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Non so quanti di voi siano stati rapiti dalla lettura dei racconti di Edgar Allan Poe. Io sono tra quelli, sin da ragazzina ho amato i suoi scritti accomunati tutti da una caratteristica: le suggestioni e il modo vivido di descrivere sentimenti ed emozioni che riescono a catturare in maniera magica e unica l’attenzione del lettore.
Il musicista siciliano William Wilson prende in prestito il nome da uno dei racconti di Poe, affascinato sicuramente dal suono magico delle atmosfere create dalla storia, che narra dell’alter ego presente in William, il protagonista.
Probabilmente ognuno di noi ha un doppio che non sempre ci distrugge, come succede negli scritti di Poe, ma può proteggerci, nasconderci, permetterci di guardare la vita da un punto di vista lontano, più distaccato e disilluso.

William Wilson non poteva scegliere un nome migliore per il suo progetto; “Whispers: A Scar Is Born“, uscito a fine ottobre per Seahorse, è  un disco permeato da un’atmosfera intima, malinconica ma lieve, che dimostra tuttavia una profonda attenzione alle ricerche sonore e alla sperimentazione nell’utilizzo di samples ed elettronica che riempiono l’album contribuendo a renderlo colto e ricercato. In alcuni pezzi a prevalere è il folk cantautoriale di stampo d’oltreoceano, altrove ballate ariose e più pop, in una serie di pezzi personali ma ben confezionati.
Il pezzo di apertura “Whispers” ci accompagna da subito nel profondo dell’animo di Wilson tra arpeggi di chitarra e melodie dolci e malinconiche. Il successivo “Omid”, ballata dalla ritmica più veloce e dinamica, velata da una nota di inquietudine e disagio, è un pezzo capace di farsi apprezzare già dal primo ascolto.
Il folk diventa invece protagonista in “The Solitude Glass”, in cui un rincorrersi di voci e suoni riesce a creare un’atmosfera eterea e psichedelica mentre l’elettronica pop fa da accompagnamento ad un canto toccante e tormentato in “The other one“, altra prova riuscitissima di William.
Non può certo mancare il racconto di una storia d’amore: “Lost Love” è una ballata struggente e poetica che tocca le corde del cuore di chi si avvicina al brano. L’emozione traspare anche dall’ascolto dell’ultima traccia, “A scar is born”, la title track, che si muove in un cantautorato ricco di suggestioni e racconta le cicatrici più o meno profonde presenti in ognuno di noi, capaci di renderci più forti, maturi e consapevoli. Il pezzo si trascina verso la fine in una coda elettronica dolcemente psichedelica.
In definitiva, l’universo musicale in cui riesce ad accompagnarci “Whispers: A Scar Is Born“, album intimo e schietto, è davvero un piacevole accompagnamento sonoro, capace di dar luce e colore a queste giornate fredde e malinconiche. Speriamo, dunque, che l’avventura musicale di William Wilson possa continuare e regalarci altre emozioni in musica.

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