"Tu hai vinto ed io muoio. Ma d'ora innanzi anche tu sei morto, morto al mondo, al Cielo e alla speranza! Tu esistevi in me, ed ora tu vedi nella mia morte, in questa stessa immagine che è la tua, come abbia assassinato te stesso!" (EA. Poe - William Wilson) E' buio pesto nella mia stanza e cosi nel panorama musicale indie nostrano e proprio nelle tenebre quel po' di luce che affiora ci pare un fuoco immenso che ci da' speranza, illusione e troppe volte delusioni. Ci fa' sentire vivi quella lucina, anche se sembra cosi difficile, da lontano, distinguere le stelle all' orizzonte dai falo' delle puttane stakanoviste. E' cosi che finiamo per idolatrare musicisti mediocri, operatori ecologo-musicali che con le loro belle scope a forma di chitarra raccolgono gli avanzi di Battisti, Rino Gaetano, De Gregori e poi cucinano tutto in bel timballo tanto bello quanto indigesto. Accendo la luce prima di buttar giu' televisore e computer e comincio ad ascoltare e mi rendo conto di essere in Italia nel 2011 e negli States di inizi anni '90 e a Filadelfia nel 1839. Non so esattamente quando mi trovo ma scopriro' che quello che sto per ascoltare non e' certo l' aborto di qualche puttana o spazzino del mestiere. C'e' tanta passione, amore, nella musica di William Wilson e poco spazio per paraculate. Basta stronzate, veniamo alla musica e "balliamo di architettura" che poi e' la passione di noi ex musicisti e scrittori falliti, resuscitati dal mito di Bangs. L' Ep "Summer Holidays & Folk Routine" si apre con Vita Ludus Est, 3 minuti e 40 secondi che vi daranno la carica, la forza di alzarvi dal letto, togliere il disco e tornare tranquilli dal vostro amato Eddie. Ma non fatelo! "Finche' c'e' vino e sigarette c'e' speranza". L' apertura suona vecchia, ripetitiva, poco ispirata ma quanto meno allarga il sound del cantautore siracusano verso scenari elettronici e "synthetici". Il secondo brano, Blank, alza decisamente la qualita', anche se nulla di nuovo e' sotto il sole. Matt Elliott, Mark Lanegan, i paragoni potrebbero essere infiniti. Buona voce, mai ridondante, chitarra, piano, e tutto quello che serve per realizzare un pezzo sulle note del quale sognare, amare e bere vino. Con Kissed, la storia cambia ancora. Unica costante la voce. Sempre opportuna ed efficace. Ritmo ripetitivo, ossessivo, potente che sembra sciogliersi a mano a mano che il tempo passa. La musica si sfalda e si ricompone continuamente in maniera psychedelica, cosi come farebbero i volti della gente ai vostri occhi, in pieno trip da Lysergesäurediethylamid, per poi chiudersi con un accenno di piano che sembra il preludio a quello che ci aspetta. In By Night il padrone assoluto e' proprio lui. Modern Classical , Post Rock, tutto in chiave strumentale per 3 minuti scarsi che vorresti non finissero mai. Pezzo eccellente. Stessa cosa il brano successivo Pantasmagoria in two, cover di Tim Buckley. Il paragone vocale e' ovviamente impossibile, la musica non si discosta molto dall' originale ma ha il pregio di ripulirla dalla polvere dei suoi tanti anni. Siamo quasi alla fine ma c'e' ancora tanto da ascoltare. I like Fasolino (reinterpretazione dei The Pepi Band) e' forse il pezzo migliore del disco, perfetta sintesi di voce, atmosfera e nostalgia folk, voce, piano, chitarra ecc.. Tutti gli elementi si mescolano perfettamente senza mai scontrarsi e senza appesantire il pezzo. Il disco si chiude con A Song for Allan, che non fa' nient' altro che ricollegarsi all' iniziale Vita Ludus Est ed al suo accenno alle contaminazioni elettroniche. L' EP e' finito. Non so' bene se e quanto sono soddisfatto. Intanto inizio a riascoltarlo. Tanti interrogativi restano aperti. L' elettronica non e' parsa una trovata geniale quanto piuttosto un modo semplice per svecchiare musica che non e' certo la piu' avanguardista che ascolterete ma finisce per banalizzare le qualita' di William Wilson. La speranza e' che nei prossimi lavori siano piu' chiare le intenzioni e il percorso artistico e soprattutto crediamo che nulla possa impedire il ripetersi di prelibatezze gia' assaporate stasera. La speranza e' che il talento di William Wilson non finisca per assassinare se' stesso. Sulla fiducia, sette pieno. - Silvio Pizzica - 7/10 In “Blank” la sua voce è bella calda con note basse sensuali. Tema musicale da film in “By Night” con la bellissima introduzione del pianoforte, un inno all'amore! Intenso, intimista, il suo album è un capolavoro di orchestrazioni splendidamente eseguite. E' un piacere l'ascolto e spero di sentirne presto parlare e non escluderei panorami esteri per questo bravo e accattivante artista. - Tiziana Tesio - 8/10 Dopo aver ascoltato il nuovo Ep di William Wilson ti chiedi se quello che stai ascoltando sia la stessa persona che lo scorso anno aveva pubblicato l’album Just for you, not for all. No perchè a me qualche dubbio è venuto se non fosse però che la voce del buon William è la stessa che si sente ascoltando i due dischi. Allora dove bisogna cercare le differenze? Naturalmente nella struttura e composizione dei brani: quelli del primo album erano scarni scorci acustici privi di qualsiasi contorno musicale che non rientrasse nella sei corde e nella sola voce del Wilson il quale si era immedesimato nella figura del cantore maudit (non per niente nel nome in cui si è rifugiato il musicista siciliano c’è un chiaro omaggio ad un personaggio partorito dalla penna di Edgar Allan Poe). Ora invece in questo nuovo ep, Summer Holidays, le cose cambiano e William “scopre” il rock contaminato da una lamina elettronica, ne è un esempio la traccia posta in apertura, “Vita Ludus Est”, distante anni luce dal Wilson che abbiamo conosciuto. Ma non è un episodio isolato perchè anche il pezzo che va a chiudere il disco, “A Song For Allan”, pesca direttamente da certi beats di matrice Radioheadiana (vedi alla voce “Idioteque”) adattati sulla bella voce del musicista la quale crea un pregevole momento di indie-tronica che non sfigurerebbe nella scaletta di un dj-set (magari proprio quello di Thom Yorke). Tutto intorno ci sono orchestrazioni cinematografiche (“Blank”), pulsioni sinuose incrociando il suono acquatico degli A Perfect Circle con il cantato di Matthew Bellamy dei Muse (“Kissed”) e viaggi solitari e crepuscolari nella strumentale “…By Night”. William Wilson si concede anche due cover: la prima è “Phantasmagoria in Two”, canzone del suo amato Tim Buckley, peraltro già omaggiato nel precedente album con “Song to the Siren”. L’altra invece è “I Like Fasolino” dei conterranei The Pepi Band. Sette tracce nelle quali si scova un nuovo William Wilson, che personalmente apprezzo molto di più rispetto al passato, che sveste i panni da cantautore “folk” per ricoprirsi di nuovi e luccicanti desideri sonori. Che William sia riuscito definitivamente a staccarsi dalla schiena il dannato fantasma di Poe a colpi di beats e fecondi arrangiamenti? Lo scoprirò solo con l’arrivo del secondo full lenght... - Antonio Capone - Un errore ricorrente in cui spesso si cade è quello di concentrare le proprie ricerche musicali a chilometri di distanza dal nostro spazio geografico. Certo, l’evoluzione digitale ha permesso la diffusione di una moltitudine indefinita di band e musicisti vari ma spesso in questo mare magnum si corre il rischio di perdere ciò che sta sotto i nostri occhi. Si corre il rischio di perdere artisti come William Wilson, cantautore indie-folk (sì lo so che è una definizione limitante ma necessaria) siracusano giunto alla sua seconda prova. Premessa dovuta: se siete stati mollati, se amate essere tristi o se la dinastia Buckley non è di vostro gradimento, vi raccomando di maneggiare con cura le sette tracce presenti. “Summer holidays & folk routine” arriva ad un anno di distanza dal precedente “just for you not for all” ed è un lavoro da ascoltare in totale solitudine, non prima delle due del mattino e magari pure dopo un bell’esame di coscienza. Se nel primo lavoro tutto (o quasi) ruotava intorno alla voce ed alla chitarra di Wilson, “Summer holidays & folk routine” può vantare l’aggiunta di nuovi elementi e di nuovi collaboratori, primo fra tutti Valerio “uomo tutto-fare” Zappulla. Violini, piano, mellotron e qualsiasi altro suono musicalmente malleabile, accompagnano i brani di questo ep che già da subito si può definire un piccolo capolavoro. Ma procediamo con ordine. “Vita ludus est” ha l’agognato compito d’apertura: immaginate pure reason revolution e nine inch nails che durante una jam session mettono in musica il testo della “canzone di Bacco” di Lorenzo De Medici ed il gioco è fatto. “Take it easy man, life is just a game”. Adesso, prendete il sound massiccio di questo primo brano e gettatelo via. Se avete letto la premessa, vi consiglio di metterla in atto perché “Blank” è un brano che si aggrappa alle vostre inquietudini e non le molla più. Noncurante di chi siete e di cosa avete fatto, per quattro minuti circa, fa di voi quello che vuole per poi lasciarvi un po’ di tregua gettandovi nella traccia successiva: “Kissed”. A tratti quasi psichedelica, la terza traccia di “Summer holidays & folk routine” ha l’ingrato compito di accompagnarvi per mano a quella che sarà il brano “lacrima facile” dell’ep, “By night (september sky)”. Prendete i fazzoletti e preparatevi all’ascolto. Se prima le vostre inquietudini avevano solo fatto capolino, con questo pezzo strumentale hanno libero sfogo: intenso, commovente, liberatorio. Spero vivamente che siate riusciti a sopravvivere e che possiate godere appieno la cover di “Phantasmagoria in two” di Tim Buckley. Non farlo sarebbe davvero un peccato. Onde evitare sgradevoli ed inutili giri di parole vi azzardo subito la mia ipotesi: questa versione supera l’originale. Adesso, se appartenete alla categoria “i mostri sacri del rock non si sfiorano” e volete linciarmi, contattatemi e vi lascerò i miei dati in privata sede. Nel frattempo continuo il mio ascolto e giungo alla penultima traccia: “I like fasolino”, brano originariamente appartenente a the pepi band ma che in questo ep risplende di una luce decisamente migliore. Melanconico e vagamente pop è uno di quei brani che vi fa venire voglia di innamorarvi quindi fate attenzione a chi avete vicino quando lo ascoltate. “A song for Allan” chiude il cerchio di contaminazioni musicali che si era aperto con la prima traccia dell’album e con la sua durata di un minuto e mezzo circa, vi saluta in tutta fretta. Una montagna russa in cui trovare il coraggio di salire e gettare le proprie emozioni ecco cos’è il nuovo lavoro di William Wilson, un’opera in cui poesia ed amore per l’arte si fondono per ricordare all’ascoltatore di turno che certe regole di mercato sono totalmente inutili ai fini di un’ottima riuscita musicale. “La bellezza salverà il mondo” diceva Dostoevskij ed è ascoltando simili piccoli capolavori che realizzi pienamente il significato di certe parole. - Caterina Mauro - Procedono le registrazioni dei prossimi EP's. Già registrati 3 brani, in collaborazione con il pianista tutto fare Valerio Zappulla. Il titolo del lavoro sarà "Summer Holidays & Folk Routine" e l'uscita è prevista per Settembre / Ottobre 2011. Nel frattempo, procedono anche i lavori per il successivo EP "Poetry", composto da 4 poesie di Sebastiano Romano musicate da William Wilson... A breve anche il video-clip di "I Like Fasolino", che uscirà all'interno della compilation "Re-Panic". Froben Live @ La Factory - 23 Giugno 2011 A dispetto del nome, Wilson è italiano, per la precisione siciliano, cresciuto a pane e beat generation. Il giovane cantautore dimostra subito di avere molte carte da giocare in questa manciata di brani, tra i quail solo un paio sono totalmente frutto della mente dell’artista sicialiano. Le altre otto tracce, infatti, sono o rielaborazioni di poesie di Gregory Corso e di Boris Vian o cover di Tim Buckley e Piano Magic. L’atteggiamento di Wilson è da cantautore navigato, armato di sola chitarra acustica e di tanto in tanto accompagnato da un piano o da un basso riesce a dare delle letture molto personali, intime, esistenzialiste ed appassionate dei brani altrui. In tutto il disco traspare una grande malinconia, la stessa che pervadeva i lavori di artisti riconducibili a lui, vale a dire Nick Drake e lo stesso Tim Buckley. - Vittorio Lannutti - 3,5/5 Quindici dischi e non sentirne il peso. Detentore di una vocalità impressionista e del sacro fuoco del folk d’autore, quello che non fa cascare le palle per terra, insomma, per Just For You Not For All William Wilson (pseudonimo poesco per un trentenne siracusano) era partito con l’intenzione di fare il classico disco unplugged. L’intesa nata con Giuseppe Forte (alle tastiere, chitarre e missaggio) e Francesco Inturrisi (al basso) ha fatto sì che, escluse comunque le chitarre elettriche, gli altri strumenti dessero forma differente e compiuta alle ombrose intimità intermittenti di ogni pezzo del disco. Comprese le reinterpretazioni di “Song To The Siren”, sopra la media, e la meravigliosa rilettura di “Incurable” dei Piano Magic. È evidente poi, anche nel resto dei pezzi, l’essenza dark/psych che innerva ogni strofa e ritornello, per quanto siano componenti che ritagliano le sfumature di quello che folk è e folk rimane. Tra acre ironia, spezie mediterranee e uso di lingue differenti poi, l’apparto testuale del disco rivitalizza i temi del jazzista e poeta Boris Vian ispirando quattro canzoni, "Y A Du Soleil Dans La Rue", "Pourquoi Que Je Vis", “J'Aimerais/Tout à été Dit Cent Fois” e “Je Veux Une Vie En Forme D'Arete", mentre in “The Wreck Of The Nordling” e “Song”, viene musicata l’arte poetica di Gregory Corso. Il resto è tutto di William, un Wilson molto ispirato e che meriterebbe più attenzione. Mezza stella in più. - Giampaolo Cristofaro - 3,5/5 |
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Febbraio 2017
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